L'arte rupestre alpina tra età del Rame ed età del Ferro
GIOVEDÌ 27 MARZO
Lugano, Università della Svizzera italiana (USI), Aula multiuso della Facoltà di Teologia di Lugano, ore 20.30.
Conferenza con Umberto Tecchiati, professore associato all’Università degli Studi di Milano.
L’arte rupestre preistorica e protostorica dell’area alpina meridionale si estende dalle Alpi orientali (Trentino-Alto Adige) alle Alpi centrali (Valcamonica, Valtellina), all’arco alpino occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Lunigiana). Qui si manifesta in particolare con un grande numero di stele menhir incise databili all’età del Rame (fine IV-III millennio a.C.), anche inserite in luoghi di culto di impor- tanza sovraregionale (Aosta, St. Martin de Corléans). L’estensione cronologica del fenomeno investe, con poche incisioni di carattere zoomorfo, il tardo Paleolitico superiore e il Neolitico tardo (IV millennio a.C.), con espressioni geometriche di incisioni a reticolo (segni “topografici”). Ma è con l’età del Rame (circa 3400-2200 a.C.) che massi isolati e rocce levigati dai ghiacciai vengono ampiamente utilizzati come supporti su cui, specialmente in Valcamonica, si rappresentano una moltitudine di figure come armi, animali selvatici (stambecco, cervo) e domestici (bovini ritratti in scene di aratura e di traino di carri). Il realismo con cui furono rappresentate le armi ha permesso un puntuale confronto con i manufatti rinvenuti nei corredi funerari coevi (necropoli di Remedello, Brescia) portando a datazioni puntuali e alla definizione di un articolato schema di successione di “stili”. Le statue menhir antropomorfe dell’età del Rame ripetono molti dei segni incisi sulle rocce, a cominciare dalle armi (pugnali, asce, alabarde), con forme di caratterizzazione di genere (ad esempio il seno nelle statue stele cosiddette femminili) ovvero con la loro totale omissione (come le cosiddette stele menhir asessuate o di infanti di Arco e Revò in Val di Non, Trentino). Si calcola tuttavia che quasi l’80% delle incisioni rupestri della Valcamonica si datino all’età del Ferro (IX-I sec. a.C.), quando prende forma un articolato sistema di segni (antropomorfi, zoomorfi, scene di caccia e duello, ecc.) che mostra evidenti contatti con l’ideologia e le espressioni artistiche delle civiltà superiori del Mediterraneo con cui i popoli alpini del I millennio a.C. intrattenevano vivaci rapporti culturali e di scambio.
Umberto Tecchiati, professore associato all’Università degli Studi di Milano.
Per venticinque anni attivo in qualità di conservatore in Musei archeologici (Rovereto, Bolzano) e in Soprintendenza (Bolzano), dal 2018 Umberto Tecchiati (1966) è professore associato al Dipartimento di Beni culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano, dove insegna Preistoria ed Ecologia preistorica. Archeologo della Preistoria recente e della Protostoria, specialista di archeologia alpina, archeozoologo, è presidente dell’Associazione Italiana di Archeozoologia (Aiaz) e socio dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (IIPP). Collabora da più di vent’anni con il Naturhistorisches Museum Wien, dove è visiting researcher per lo studio di complessi faunistici austriaci di estrazione archeologica. È membro del Consiglio scientifico dell’Archaeobiocenter della Ludwig-Maximilians Universität München. Dal 2005 ha insegnato archeologia preistorica e archeozoologia nelle Università di Trento, Padova, Parma, Innsbruck. Dirige le indagini archeologiche e paleoambientali nei siti preistorici di Colombare di Villa - Negrar di Valpolicella (Verona), nella Riserva delle Grotte preistoriche di Aisone in Valle Stura di Demonte (Cuneo) e di Caspoggio in Valmalenco (Sondrio). La sua produzione scientifica è incentrata sullo studio dei fondamenti ideologici, spirituali ed economici delle società preistoriche e protostoriche dell’Italia settentrionale, con focus sull’ideologia dell’età del Rame e del Bronzo, i sistemi insediativi, l’archeologia del paesaggio e le pratiche agricole e di sussistenza nella Preistoria recente.